Invitalia Venture : Lo Stato mette le mani sulle #startup

INVITALIA VENTURE : DUE DOMANDE A SALVO MIZZI

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Ancora una volta lo Stato ci mette il naso. E questa volta c’è lo mette sulle #startup. Invitalia lancia il suo fondo di investimento da 50 milioni di euro e promette di entrare nel capitale sociale di 100 startup innovative. Obiettivo prefissato di Invitalia Venture sarà quello di entrare in equity in startup e pmi innovative con la dotazione proveniente dal fondo per la crescita sostenibile del Ministero dello Sviluppo Economico.
Purtroppo mi risulta molto difficile pensare ad uno “Stato Imprenditore” o che crei capitale e valore e non solo debiti, ma chissà tutto può cambiare…..
E’ anche vero che lo Stato ha avuto in alcune occasioni, un ruolo fondamentale nel sostenere i primi passi dei grandi processi di innovazione, ed è anche giusto che molto spesso non sia solo il mercato o i privati a farlo, ma tuttavia rimango per il momento scettico sulla utilità del nuovo fondo di investimento. Perché siamo ancora troppo, troppo lontani dall’ “American Dream” per poter credere che lo Stato Italiano possa diventare il maggiore azionista in progetti ad alto contenuto innovativo come magari  succede in altre parti del Mondo. E’ il caso della multinazionale californiana TESLA, leader mondiale di auto elettriche decollata nel 2010 con un prestito del governo da 465 milioni di dollari. Lo Stato italiano in verità non si è mai tirato indietro in investimenti d’impresa che hanno interessato la tecnologia industriale. Basti pensare che dal 1977 ad oggi, la Fiat ha ricevuto l’equivalente di 7,6 miliardi di euro dal governo italiano, cui a sua volta ne ha investiti 6,2 miliardi. Nei dati forniti dalla Cgia di Mestre vengono infatti diffuse le cifre sul tema spesso dibattuto della casa torinese, cioè il “saldo” tra aiuti pubblici ricevuti e capitali impiegati nell’economia nazionale.
Ma per un attimo proviamo a non guardare il passato e focalizziamoci realmente su questo nuovo e importante traguardo. Mi piacerebbe subito rivolgere un paio di domande a Salvo Mizzi, il nuovo capo del fondo Invitalia Venture e ancora prima grande innovatore.
La prima domanda si intitola BUROCRAZIA.

  1. In che modo potrà diventare investitore attivo un Governo resosi inefficiente dalla macchina burocratica ? Quanto potrà essere positivo per una startup innovativa, avere lo Stato come maggiore azionista ?
  2. La seconda domanda cui vorrei rivolgere si chiama Ricerca & Sviluppo. Nella nostra penisola gli investimenti in ricerca e sviluppo sono decisamente più bassi rispetto alla media dell’Unione Europea. Nello specifico, come si evince anche da fonti della Commissione Europea in riferimento a parametri come l’innovation driver, l’Italia con uno 0,33 risulta essere un innovatore moderato rispetto al Regno Unito e alla Germania che raggiungono rispettivamente 0,57 e 0,59 si aggiudicano la posizione di leader nel settore. Allora mi chiedo come può un ente che non innova investire direttamente in innovazione ?

Perché tutto questo interesse dello Stato per le #startup ? Perché aprire un fondo di investimento ? Fino a qualche anno fa, quando si parlava di fondi di private equity si pensava subito al vero male assoluto della finanza. In realtà il tempo ha dimostrato il contrario. Sono più di 2 mila le startup che sono entrate in questi anni nel portafoglio del private equity, con rendimenti medi dell’11% per gli investitori, e gli addetti in Italia sono passati da 700 a 1.400. In Europa, invece, gli operatori erano 1.200, mentre ad oggi sono aumentati fino a 1.800. Questi numeri per lo Stato non sono pochi, soprattutto in un momento in cui in Eurolandia soffia il vento caldo della crisi Greca. Lo Stato italiano è esposto per 40 miliardi con la Grecia. Magari i 50 milioni del fondo, sarebbero stati meglio tenerli per un altro po nel salvadanaio ….  ai fondi di invenstimento, ci sta già pensando la finanza privata !